venerdì 11 ottobre 2019

PROCESSO CIANCIO. Gli affari.




La società Dittaino Development s.r.l. viene costituita nel maggio 2006, presso lo studio del notaio Vincenzo Ciancico.

Vincenzo Viola, già parlamentare europeo per il Patto Segni, viene nominato legale rappresentante della società. Il 23 novembre dello stesso anno Viola, in qualità di rappresentante legale della Dittaino Development, presenta al Comune di Agira
richiesta per ottenere la concessione edilizia e commerciale per la realizzazione di un parco commerciale.


Il consiglio comunale, in meno di due settimane, approva all’unanimità l’atto di indirizzo
politico-amministrativo relativo all’espletamento di tutte le attività finalizzate alla variazione di destinazione, da “zona E-Agricola” a “zona per attività commerciali”, dell’area oggetto di richiesta ed al successivo rilascio della licenza commerciale.
Nel settembre del 2007 il consiglio comunale approva la variante urbanistica e nella stessa delibera esonera la Dittaino dal pagamento degli oneri di urbanizzazione.
Frattanto tra la fine del 2006 e maggio del 2007 la società Dittaino Development s.r.l. aveva acquistato vari terreni nel territorio di Agira per un importo che si aggira sui 400/500mila euro. Tutti gli atti di compravendita, redatti dal notaio Vincenzo Ciancico, recano la seguente condizione: “il presente atto è sospensivamente condizionato acché entro il termine del 31 dicembre 2007 il proprietario della particella 7 del foglio 95 del
comune di Agira, dichiari la disponibilità a vendere l’intera superficie riguardante detta particella”. La particella 7 non è nella zona interessata al progetto ed è un
terreno di soli 500 mq rispetto ai 370.000 mq dell’area in cui sorgerà il parco commerciale.
La particella 7 è stata acquistata da un commercialista catanese, Michele Micale.
Il commercialista nel 2000, appena trentenne, ha iniziato a collaborare con il gruppo Ciancio e nel 2005 è diventato dipendente del gruppo, negli anni seguenti ha ricoperto ruoli in alcune delle società del gruppo: consigliere d’amministrazione, sindaco, ed oggi è, tra l’altro, anche amministratore delegato di una delle società di Ciancio. Micale nel 2007 ha rivenduto la particella 7 alla Dittaino Development s.r.l., di cui Ciancio è uno dei principali soci. 
I Pm Agata Santonocito e Antonino Fanara hanno chiesto al commercialista i motivi di questa “operazione” durante l’udienza del processo a Ciancio in cui sono stati ascoltati i testi “sull’affaire” Outlet di Agira. Facciamo un breve passo indietro.  Michele Micale nei primi anni ’90 era un giovanissimo studente universitario che combatteva la mafia, insieme al padre e ai fratelli, da attivista del Movimento La Rete.
Sul banco dei testi in un processo per mafia probabilmente non si trova a suo agio, risponde balbettando alle domande dei Pm, incalzato spiega che aveva comprato la particella 7 per conto di Ciancio e poi quando gli è stato ordinato l’ha rivenduta; continua a raccontare che in questa transazione ha agito come prestanome di Ciancio e che quando rivendette il terreno trattenne i 2.000 euro del ricavato come compenso per il suo disturbo;
racconta inoltre che Ciancico allora era il notaio di riferimento del gruppo Ciancio (fino a quando, nel 2011, non fu arrestato e poi condannato per truffa e peculato – n.d.r.).
Mettendo ordine. Il possesso della particella 7, grazie alla clausola sospensiva, consentiva a Mario Ciancio di avere una posizione predominante all’interno della Dittaino Development.
La Dittaino Development s.r.l. è costituita da varie società tra cui la Svim di Ciancio e Viola, che aveva tra i soci anche Giovanni Vizzini, fratello di Carlo (Psdi) più volte ministro, Tommaso Mercadante (figlio di Giovanni, ex deputato Ars arrestato proprio nel 2006 perché accusato di essere collegato a Bernardo Provenzano, e nipote di Tommaso Cannella boss di Prizzi, entrambi condannati per fatti di cui all’art. 416 bis c. p.), inoltre sin
dalla costituzione della Dittaino è presente, in qualità di procuratore speciale di uno dei soci, l’ex deputato Gaetano Rabbito – (uomo vicinissimo a Vladimiro “Mirello” Crisafulli) allora Presidente dell’Asi e già indagato per associazione a delinquere, truffa e
turbativa d’asta – che avrà una funzione preminente in tutte la fasi dell’affare, dalla compravendita dei terreni alla realizzazione dell’Outlet, sino alla gestione delle
assunzioni. Nel dicembre del 2008, a progetto definitivamente approvato, la Dittaino Development vende i terreni al Gruppo Percassi per una cifra che si aggira sui 17 milioni di euro, si costituisce la società Sicily Outlet Village che si occuperà innanzitutto di costruire l’outlet e successivamente della sua commercializzazione (vendita e affitto dei locali e gestione commerciale). Della società farà parte per un 10% anche la Svim di Ciancio, Viola e soci, che indicherà come consigliere d’amministrazione Gaetano Rabbito.


Subito dopo inizierà la costruzione dell’outlet. La Percassi affida in subappalto i primi lavori, quelli della realizzazione del muro perimetrale, a due ditte siciliane – la fratelli Basilotta s.p.a. (divenuta successivamente IN.CO.TER) e una ditta riconducibile a Sandro
Monaco (su consiglio di Rabbito) – che successivamente risulteranno vicine a Cosa nostra e verranno poste sotto sequestro. Durante la costruzione dell’outlet saranno tante le imprese riconducibili a Basilotta e Monaco che riceveranno appalti e subappalti e in generale, come constatato dai carabinieri, saranno tantissime le imprese vicine alla mafia che lavoreranno. Sandro Monaco è persona vicina a Vladimiro “Mirello” Crisafulli, il cui figlio Maximiliano era in società con Sandro Monaco nella gestione della sala giochi e scommesse “Formula Gioco”. Quando Crisafulli fu eletto senatore, i due comprarono casa a Roma nello stesso stabile, e con due rogiti stipulati dallo stesso notaio nel medesimo giorno. Vincenzo Basilotta, invece, lavora con le sue imprese alla realizzazione del centro commerciale Porte di Catania (altro affare in cui “il dominus” è Mario Ciancio) ed era direttamente interessato al progetto per la realizzazione, in contrada Xirumi di Lentini, dell’insediamento abitativo da destinare ad alloggi dei militari statunitensi di stanza a Sigonella, progetto promosso dalla società Scirumi s.r.l., direttamente riconducibile a Mario Ciancio.
L’ultima udienza si è occupata di ascoltare anche Dario Montana, fratello di Giuseppe, detto Beppe, commissario di polizia ucciso dalla mafia nel 1985. Al signor Luigi
Montana padre di Beppe venne rifiutato, direttamente per ordine di Mario Ciancio, come Luigi Montana ha sempre sostenuto, il necrologio per il trigesimo dell’omicidio del figlio.
Ma questa vicenda merita un ulteriore approfondimento.
Pubblicato su  le-siciliane-casablanca-n-60 

3 -Editoriale Grazie Greta, Grazie ragazzi di tutto il mondo Graziella Proto 6 –Ciancio: “rapporto continuativo con esponenti di Cosa Nostra” Giolì Vindigni 8 – Sebastiano Gulisano Ma quale informazione, catanesi siamo 11 – Antonio Mazzeo Ricerca Libera? No Grazie! 15 – Cosa ereditiamo dal 1992? Umberto Santino 17 – Tutti sapevano che era un pupo vestito Graziella Proto 21– Giovanna Regalbuto Come restituire Potere al Popolo 24 – Maria Grazia Rando Eritrea: fuggire ad ogni costo 29 – Giovanna e Angelo, l’alba e l’imbrunire Brunella Lottero 31 – Franca Fortunato Donne che fanno tremare la ’Ndrangheta 34 – Sciascia e le ragioni delle donne Nunziatina Spatafora