La società Dittaino Development
s.r.l. viene costituita nel maggio 2006, presso lo studio del notaio Vincenzo
Ciancico.
Vincenzo Viola, già parlamentare
europeo per il Patto Segni, viene nominato legale rappresentante della società.
Il 23 novembre dello stesso anno Viola, in qualità di rappresentante legale
della Dittaino Development, presenta al Comune di Agira
richiesta per ottenere la
concessione edilizia e commerciale per la realizzazione di un parco
commerciale.
Il consiglio comunale, in meno di
due settimane, approva all’unanimità l’atto di indirizzo
politico-amministrativo relativo
all’espletamento di tutte le attività finalizzate alla variazione di
destinazione, da “zona E-Agricola” a “zona per attività commerciali”, dell’area
oggetto di richiesta ed al successivo rilascio della licenza commerciale.
Nel settembre del 2007 il
consiglio comunale approva la variante urbanistica e nella stessa delibera
esonera la Dittaino dal pagamento degli oneri di urbanizzazione.
Frattanto tra la fine del 2006 e
maggio del 2007 la società Dittaino Development s.r.l. aveva acquistato vari
terreni nel territorio di Agira per un importo che si aggira sui 400/500mila
euro. Tutti gli atti di compravendita, redatti dal notaio Vincenzo Ciancico,
recano la seguente condizione: “il presente atto è sospensivamente condizionato
acché entro il termine del 31 dicembre 2007 il proprietario della particella 7
del foglio 95 del
comune di Agira, dichiari la
disponibilità a vendere l’intera superficie riguardante detta particella”. La
particella 7 non è nella zona interessata al progetto ed è un
terreno di soli 500 mq rispetto
ai 370.000 mq dell’area in cui sorgerà il parco commerciale.
La particella 7 è stata
acquistata da un commercialista catanese, Michele Micale.
Il commercialista nel 2000,
appena trentenne, ha iniziato a collaborare con il gruppo Ciancio e nel 2005 è
diventato dipendente del gruppo, negli anni seguenti ha ricoperto ruoli in
alcune delle società del gruppo: consigliere d’amministrazione, sindaco, ed
oggi è, tra l’altro, anche amministratore delegato di una delle società di
Ciancio. Micale nel 2007 ha rivenduto la particella 7 alla Dittaino Development
s.r.l., di cui Ciancio è uno dei principali soci.
I Pm Agata Santonocito e Antonino Fanara hanno chiesto al commercialista i motivi di questa “operazione” durante l’udienza del processo a Ciancio in cui sono stati ascoltati i testi “sull’affaire” Outlet di Agira. Facciamo un breve passo indietro. Michele Micale nei primi anni ’90 era un giovanissimo studente universitario che combatteva la mafia, insieme al padre e ai fratelli, da attivista del Movimento La Rete.
I Pm Agata Santonocito e Antonino Fanara hanno chiesto al commercialista i motivi di questa “operazione” durante l’udienza del processo a Ciancio in cui sono stati ascoltati i testi “sull’affaire” Outlet di Agira. Facciamo un breve passo indietro. Michele Micale nei primi anni ’90 era un giovanissimo studente universitario che combatteva la mafia, insieme al padre e ai fratelli, da attivista del Movimento La Rete.
Sul banco dei testi in un processo
per mafia probabilmente non si trova a suo agio, risponde balbettando alle
domande dei Pm, incalzato spiega che aveva comprato la particella 7 per conto di
Ciancio e poi quando gli è stato ordinato l’ha rivenduta; continua a raccontare
che in questa transazione ha agito come prestanome di Ciancio e che quando
rivendette il terreno trattenne i 2.000 euro del ricavato come compenso per il
suo disturbo;
racconta inoltre che Ciancico
allora era il notaio di riferimento del gruppo Ciancio (fino a quando, nel 2011,
non fu arrestato e poi condannato per truffa e peculato – n.d.r.).
Mettendo ordine. Il possesso
della particella 7, grazie alla clausola sospensiva, consentiva a Mario Ciancio
di avere una posizione predominante all’interno della Dittaino Development.
La Dittaino Development s.r.l. è
costituita da varie società tra cui la Svim di Ciancio e Viola, che aveva tra i
soci anche Giovanni Vizzini, fratello di Carlo (Psdi) più volte ministro,
Tommaso Mercadante (figlio di Giovanni, ex deputato Ars arrestato proprio nel
2006 perché accusato di essere collegato a Bernardo Provenzano, e nipote di
Tommaso Cannella boss di Prizzi, entrambi condannati per fatti di cui all’art.
416 bis c. p.), inoltre sin
dalla costituzione della Dittaino
è presente, in qualità di procuratore speciale di uno dei soci, l’ex deputato
Gaetano Rabbito – (uomo vicinissimo a Vladimiro “Mirello” Crisafulli) allora
Presidente dell’Asi e già indagato per associazione a delinquere, truffa e
turbativa d’asta – che avrà una
funzione preminente in tutte la fasi dell’affare, dalla compravendita dei
terreni alla realizzazione dell’Outlet, sino alla gestione delle
assunzioni. Nel dicembre del
2008, a progetto definitivamente approvato, la Dittaino Development vende i
terreni al Gruppo Percassi per una cifra che si aggira sui 17 milioni di euro,
si costituisce la società Sicily Outlet Village che si occuperà innanzitutto di
costruire l’outlet e successivamente della sua commercializzazione (vendita e
affitto dei locali e gestione commerciale). Della società farà parte per un 10%
anche la Svim di Ciancio, Viola e soci, che indicherà come consigliere
d’amministrazione Gaetano Rabbito.
Subito dopo inizierà la
costruzione dell’outlet. La Percassi affida in subappalto i primi lavori,
quelli della realizzazione del muro perimetrale, a due ditte siciliane – la
fratelli Basilotta s.p.a. (divenuta successivamente IN.CO.TER) e una ditta
riconducibile a Sandro
Monaco (su consiglio di Rabbito)
– che successivamente risulteranno vicine a Cosa nostra e verranno poste sotto
sequestro. Durante la costruzione dell’outlet saranno tante le imprese
riconducibili a Basilotta e Monaco che riceveranno appalti e subappalti e in
generale, come constatato dai carabinieri, saranno tantissime le imprese vicine
alla mafia che lavoreranno. Sandro Monaco è persona vicina a Vladimiro
“Mirello” Crisafulli, il cui figlio Maximiliano era in società con Sandro
Monaco nella gestione della sala giochi e scommesse “Formula Gioco”. Quando
Crisafulli fu eletto senatore, i due comprarono casa a Roma nello stesso
stabile, e con due rogiti stipulati dallo stesso notaio nel medesimo giorno. Vincenzo
Basilotta, invece, lavora con le sue imprese alla realizzazione del centro commerciale
Porte di Catania (altro affare in cui “il dominus” è Mario Ciancio) ed era direttamente
interessato al progetto per la realizzazione, in contrada Xirumi di Lentini, dell’insediamento
abitativo da destinare ad alloggi dei militari statunitensi di stanza a Sigonella,
progetto promosso dalla società Scirumi s.r.l., direttamente riconducibile a
Mario Ciancio.
L’ultima udienza si è occupata di
ascoltare anche Dario Montana, fratello di Giuseppe, detto Beppe, commissario
di polizia ucciso dalla mafia nel 1985. Al signor Luigi
Montana padre di Beppe venne rifiutato,
direttamente per ordine di Mario Ciancio, come Luigi Montana ha sempre
sostenuto, il necrologio per il trigesimo dell’omicidio del figlio.
Ma questa vicenda merita un ulteriore
approfondimento.
Pubblicato su le-siciliane-casablanca-n-60 3 -Editoriale Grazie Greta, Grazie ragazzi di tutto il mondo Graziella Proto 6 –Ciancio: “rapporto continuativo con esponenti di Cosa Nostra” Giolì Vindigni 8 – Sebastiano Gulisano Ma quale informazione, catanesi siamo 11 – Antonio Mazzeo Ricerca Libera? No Grazie! 15 – Cosa ereditiamo dal 1992? Umberto Santino 17 – Tutti sapevano che era un pupo vestito Graziella Proto 21– Giovanna Regalbuto Come restituire Potere al Popolo 24 – Maria Grazia Rando Eritrea: fuggire ad ogni costo 29 – Giovanna e Angelo, l’alba e l’imbrunire Brunella Lottero 31 – Franca Fortunato Donne che fanno tremare la ’Ndrangheta 34 – Sciascia e le ragioni delle donne Nunziatina Spatafora