LA CORTE DI CIANCIO ALLA SBARRA?
Il
Pua (Piano urbanistico attuativo Catania Sud) è una speculazione portata avanti
grazie all’intervento, protrattosi negli anni, di tanti politici che hanno
avuto ruoli di primo piano nelle istituzioni siciliane e nazionali. Politici
che, per favorire l’approvazione del progetto, hanno riperimetrato l’Oasi del
Simeto riducendone i confini, cambiato i piani di possibili sviluppi del nostro
Aeroporto, stravolto le prescrizioni del Cru, ignorato la relazione del Pai
(Piano assetto idrogeologico) sul rischio idrogeologico, eluso i rilievi
riportati su una zona ad alto rischio sismico, e via dicendo. I lavori per la
realizzazione all’interno del Pua, sui terreni di Ciancio – di alberghi, un
residence turistico, un acquario, un centro congressi, un centro commerciale,
un club sportivo, un istituto di medicina dello sport, un centro fitness, una
pista da Gokart, un bowling, un multisala, vari punti di ristoro – sono di
grande interesse
per la mafia, come dimostra l’attività dell’imprenditore mafioso Mariano
Incarbone (condannato con sentenza definitiva nel processo Iblis) per agevolare
la realizzazione del progetto, come, peraltro, aveva già fatto con gli altri
progetti in cui i suoi interessi si erano incrociati con gli affari di Ciancio.
Inoltre la società che dovrebbe trovare i finanziatori del Pua, Stella Polare,
e che ebbe tra i soci fondatori persone finite in processi di mafia è rimasta
sempre reticente sulla provenienza dei denari, 300/500 milioni di euro,
necessari alla realizzazione del progetti. Il Comitato No Pua avrebbe voluto sapere
di più sul contributo di Ciancio alla campagna elettorale di Stancanelli del
2008. L’ultimo atto della sua giunta fu proprio quello di portare il Pua in
consiglio comunale per l’approvazione.
Avrebbe voluto capire di più sulla promessa, poi mantenuta, che il sindaco Bianco avrebbe
fatto a Ciancio, promessa di cui si parla in una famosa intercettazione
telefonica. Il Collegio giudicante, invece, ha accolto la tesi della difesa,
rigettando la richiesta di costituzione di parte civile del Comitato.
Gli
avvocati della difesa hanno anche cercato di tenere fuori dal processo i movimenti
del
patrimonio
liquido di Ciancio, chiedendo al Collegio giudicante di non ammettere, tra i
testi
dell’accusa,
i consulenti finanziari dell’imputato e gli esperti della Procura che si sono
occupati di ricostruire i movimenti degli ingenti capitali nei vari paradisi
fiscali, ma in questo caso la loro richiesta è stata respinta.
Il
processo va avanti e il 26 aprile verranno ascoltati alcuni collaboratori di
giustizia. In
seguito
verranno ascoltati quasp duecento testi: da Lombardo e Bianco – chiamato come
teste dalla difesa – a Mimmo Sudano, Saro D’Agata, Claudio Fava, Nando Dalla
Chiesa, questi ultimi chiamati come testi dall’avvocato di parte civile della
famiglia Montana, Goffredo D’Antona.
Paradossale
che nel processo si parlerà di Giuseppe Fava non per i tentativi di depistaggio
avvenuti dopo il suo omicidio, ad opera anche di alcuni giornalisti del quotidiano
di Ciancio, ma solo perché i difensori hanno presentato come documenti a difesa
dell’imputato quattro articoli del Giornalista ucciso dalla mafia. Questo ci incuriosisce parecchio!
Nessun commento:
Posta un commento