lunedì 7 maggio 2018

La sua ombra sulla Città 2


LA CORTE DI CIANCIO ALLA SBARRA?
Il Pua (Piano urbanistico attuativo Catania Sud) è una speculazione portata avanti grazie all’intervento, protrattosi negli anni, di tanti politici che hanno avuto ruoli di primo piano nelle istituzioni siciliane e nazionali. Politici che, per favorire l’approvazione del progetto, hanno riperimetrato l’Oasi del Simeto riducendone i confini, cambiato i piani di possibili sviluppi del nostro Aeroporto, stravolto le prescrizioni del Cru, ignorato la relazione del Pai (Piano assetto idrogeologico) sul rischio idrogeologico, eluso i rilievi riportati su una zona ad alto rischio sismico, e via dicendo. I lavori per la realizzazione all’interno del Pua, sui terreni di Ciancio – di alberghi, un residence turistico, un acquario, un centro congressi, un centro commerciale, un club sportivo, un istituto di medicina dello sport, un centro fitness, una pista da Gokart, un bowling, un multisala, vari punti di ristoro – sono di grande interesse per la mafia, come dimostra l’attività dell’imprenditore mafioso Mariano Incarbone (condannato con sentenza definitiva nel processo Iblis) per agevolare la realizzazione del progetto, come, peraltro, aveva già fatto con gli altri progetti in cui i suoi interessi si erano incrociati con gli affari di Ciancio. Inoltre la società che dovrebbe trovare i finanziatori del Pua, Stella Polare, e che ebbe tra i soci fondatori persone finite in processi di mafia è rimasta sempre reticente sulla provenienza dei denari, 300/500 milioni di euro, necessari alla realizzazione del progetti. Il Comitato No Pua avrebbe voluto sapere di più sul contributo di Ciancio alla campagna elettorale di Stancanelli del 2008. L’ultimo atto della sua giunta fu proprio quello di portare il Pua in consiglio comunale per l’approvazione. Avrebbe voluto capire di più sulla promessa, poi  mantenuta, che il sindaco Bianco avrebbe fatto a Ciancio, promessa di cui si parla in una famosa intercettazione telefonica. Il Collegio giudicante, invece, ha accolto la tesi della difesa, rigettando la richiesta di costituzione di parte civile del Comitato. 

Gli avvocati della difesa hanno anche cercato di tenere fuori dal processo i movimenti del
patrimonio liquido di Ciancio, chiedendo al Collegio giudicante di non ammettere, tra i testi
dell’accusa, i consulenti finanziari dell’imputato e gli esperti della Procura che si sono occupati di ricostruire i movimenti degli ingenti capitali nei vari paradisi fiscali, ma in questo caso la loro richiesta è stata respinta.
Il processo va avanti e il 26 aprile verranno ascoltati alcuni collaboratori di giustizia. In
seguito verranno ascoltati quasp duecento testi: da Lombardo e Bianco – chiamato come teste dalla difesa – a Mimmo Sudano, Saro D’Agata, Claudio Fava, Nando Dalla Chiesa, questi ultimi chiamati come testi dall’avvocato di parte civile della famiglia Montana, Goffredo D’Antona.
Paradossale che nel processo si parlerà di Giuseppe Fava non per i tentativi di depistaggio avvenuti dopo il suo omicidio, ad opera anche di alcuni giornalisti del quotidiano di Ciancio, ma solo perché i difensori hanno presentato come documenti a difesa dell’imputato quattro articoli del Giornalista ucciso dalla mafia. Questo ci incuriosisce parecchio!

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